Il terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009 ha portato morte, distruzione e polemiche. Polemiche sulla ricostruzione, al riguardo dei lavori fatti male, sul perché una zona ad alto rischio sismico fosse in qualche modo lasciata a se stessa.
-> Le prime critiche emersero all'indomani della tragedia quando un tecnico dell'Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario che operava presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, Giampaolo Giuliani (il cui vero nome è Gioacchino), affermò che il terremoto si poteva prevedere. Egli sosteneva infatti che in concomitanza con i terremoti nel sottosuolo aumenterebbe la produzione di un gas, il radon. Le sue dichiarazioni vennero però attaccate dai maggiori ricercatori. Il geofisico Enzo Boschi aveva da subito smentito che questo fosse possibile. La stessa rivista Science, attraverso un articolo di Richard A. Kerr, esprimeva un punto di vista critico al metodo del radon. Nei siti e tra gli aquilani la cosa però non è mai andata giù, lasciando un velo di dubbio. In particolare il sito http://www.byoblu.com/ ha sempre sostenuto che Giuliani aveva ragione e, attraverso le parole di una cittadina della provincia aquilana, Stefania Pace, vuole dimostrare come lo studioso quella notte abbia salvato delle vite (vedi l'intervista).
Noi non possiamo dire se queste polemiche abbiano un fondamento, però possiamo fare una considerazione. Se la domanda è: il terremoto all'Aquila era prevedibile? Noi non possiamo che rispondere: sì, lo era. Non per il metodo del radon o per altri sistemi scientifici o meno, ma perché basta guardare al passato per avere risposte.
La zona colpita è infatti storicamente a rischio, come lo è la nostra penisola. Basti vedere l'elenco dei principali eventi sismici che segue, preso dal sito http://www.wikipedia.com/ :
L'Aquila e Sulmona
5/5.5 Richter
IX Mercalli Fu preceduta da un lieve sciame sismico iniziato il 1 febbraio dello stesso anno. La scossa forte avvenne il 3 dicembre; non provocò morti, ma molti edifici della città dell'Aquila risultarono danneggiati o inagibili, come la chiesa di San Francesco; le scosse di assestamento durarono 4 settimane. La popolazione visse all'aperto, in tettoie di fortuna, fino al 1316
1348 e 9 settembre 1349
Appennino abruzzese
6.3 Richter
IX-X Mercalli Sembra che l'epicentro sia localizzabile a L'Aquila, dove quasi tutte le mura furono sbrecciate, crollarono varie porte cittadine, distrutte alcune chiese. Danni gravissimi e crolli in tutta la zona aquilana, nel Lazio, in Molise e anche nelle Marche. Crollo completo della cittadina di Pescasseroli. Distrutto il Castello di Alvito. Danni notevoli all'Abbazia di San Clemente a Casauria. Per un breve periodo le città più colpite risultarono semi-disabitate. Lievi danni anche a Teramo e ad Atri [6]
Oltre 1.000 morti -
26 novembre 1461
L'Aquila
6.4 Richter Il sisma fu seguito da altre scosse meno forti a Dicembre e a Gennaio dell'anno seguente. La scossa principale provocò molti danni e crolli a L'Aquila (non si sa però con precisione quali); letteralmente distrutte furono le vicine Onna, Poggio Picenze, San Pio delle Camere e Sant'Eusanio Forconese. Il terremoto dovette essere poco profondo visto che colpì un'area ristretta attorno a L'Aquila: l'unico danno rilevante al di fuori dell'immediato aquilano fu il crollo della chiesa di San Francesco della Scarpa a Sulmona, che era comunque gravemente lesionata e pericolante già dal terremoto del 1456
1506
Frentania, Abruzzo
Gravi danni ad Ortona dove si registrano tre contrade distrutte e centinaia di morti Centinaia di morti
17 settembre 1563
Atri, Abruzzo
L'evento sismico è riportato in documenti conservati nella Biblioteca Capitolare. Alle ore 16.00 un forte terremoto fa crollare la cuspide della facciata della cattedrale, che provoca alcuni morti e feriti. Grazie alle grotte sotto la città che smorzano le onde, il terremoto non provoca altri morti.
2 febbraio 1703
L'Aquila, Abruzzo
6.7 Richter
XI Mercalli Gravi danni anche a Paganica.
Oltre 6.000 morti
6 ottobre 1762
L'Aquila
5.9 Richter
IX-X Mercalli Quasi interamente distrutta Poggio Picenze
Circa 500 morti
1786
L'Aquila,
VIII mercalli
-> Un'altra polemica riguarda l'intensità della scossa delle 3.32, la più forte dello sciame. Pare che all'inizio, nelle prime ore dopo l'evento sismico, l'Ingv (Istituto nazionale di geologia e vulcanologia) avesse segnalato una magnitudo locale di 6.2, modificato poi in 5.8 (vedi tabella presa dal sito www.portale.ingv.it/portale_ingv). Questo dato non troverebbe corrispondenza con gli altri dati rilevati dai principali sismografi mondiali. Ne riportiamo un breve esempio:
- Csem Emsc -european-mediterranean seismological center -> 6.3
- Usgs -> 6.3
- Iris -> 6.3
Differenza di dati quindi. Discrepanza voluta o molto più semplicemente i dati rilevati da sismografi non locali hanno prodotto una divergenza? Seguiremo gli sviluppi della vicenda, siamo certi che le polemiche non si fermeranno qui.

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